venerdì 23 settembre 2016

Ricomincio da me




SONO TORNATA TANTE VOLTE A CASA

Da ragazza cercavo le persone
ora vedo i paesaggi.
Sulla casa rosa nella curva
sotto le acacie profumate
cresceva il muschio
e mai nessuno v’abitò, ch’io sappia,
nel tempo che restammo.
Ricordo gente, visi e voci, un lampo
di sorriso, uno sguardo
azzurro e liscio. La bellezza
è movimento, diceva Valentino.

E allora la bellezza di una baia
sassosa e dirupata, è il mare
che risacca schiumando?
E i pini sono belli sotto il vento
che li sbaruffa, e la strada del Monte
è bella della luce ch’è diversa
ad ogni passo, e se sto ferma è il mondo
che si muove, ed anch’io.

Ci siamo mossi tanto, ho visto gente,
ma negli occhi mi vive la Malerba;
quand’ero là, parlavo con Maria
 ora il suo viso è un guizzo,
la collina dei capperi e dei grilli
è lì scolpita, lo scoglio a pelo d’acqua
posso poggiarci sopra il mio futuro.

Non m’affatica ricordare Ostrava
dalla finestra, posso riannusare
l’odore intenso di creolina. E i tram
con le tendine a fiori?
Vuoi che ti porti a Savognin, nel prato
di fiori gialli, o a dare pane
ai cigni a Brunnen,  che se non li cibi
ti guardano sprezzanti. 
I cigni, pensa, chi l’avrebbe detto
che mendicano i cigni?
O vuoi che andiamo sulla spiaggia, dietro
il Castello, le grotte da bambina
mi sembravano bocche orrende, adesso
rifugi.

Ma non chiedermi di dire che chi sia
quella signora che racconta i figli,
non la conosco più: forse nel bus
andando a scuola
eravamo anche amiche, in una vita
che non mi appartiene. Ma, oh il bus
azzurro col volante enorme e basso
e un uomo senza volto che lo guida
per i tornanti di Pagliari!
Mi perdo a ricordarlo, coi sedili
duri e le foto di marine ingiallite
dietro ad ogni schienale, e le cartelle
sopra i retini.

E la signora parla, le sorrido
ma so che nell’immagine futura
vedrò solo l’aureola di robinia
attorno alla sua testa.

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